PLIO: 10 no a Burton Group

Trieste, 31 gennaio 2007 - Il PLIO, l'associazione dei volontari che supportano la versione italiana di OpenOffice.org, ha rilevato una serie di errori e omissioni nel report di Burton Group che confronta ODF e OOXML, tali da inficiare la validità complessiva del documento e rendere discutibili le affermazioni di indipendenza e neutralità della società di ricerche di mercato.

Il report di Burton Group (http://tinyurl.com/ysq6mw):

1.Attribuisce alla scelta del formato ODF una connotazione politica contraria a Microsoft che non ha alcun riscontro nelle decisioni dei governi (o degli enti e delle aziende) che lo hanno adottato, e che sminuisce in modo strumentale - e quindi non obiettivo - il valore della decisione stessa.

2.Ignora l'esistenza dell'ODF Alliance, l'organizzazione che sostiene il formato ODF, e della comunità di volontari intorno a OpenOffice.org - la più grande tra le comunità open source - per trasformare il problema in una querelle tra aziende. In questo modo, evita di addentrarsi nella discussione sui principi  che spingono la realizzazione di uno standard aperto, ossia la creazione di un mercato orizzontale, perché questo renderebbe palese l'obiettivo del "lock in" da parte di Microsoft.

3.Afferma che la definizione "Office Open XML" è stata creata da IBM e Sun per sottolineare le origini nel formato proprietario dei file di Microsoft Office, lasciando sottintendere un intento capzioso, quando invece si tratta del nome ufficiale attribuito al formato dalla stessa Microsoft.

4.Considera solo la realtà statunitense - dove Microsoft gioca in casa - e ignora quella europea, dove la situazione è completamente diversa, ma estende le sue conclusioni a tutto il mercato, come se l'Europa fosse una "dependance" degli Stati Uniti. Ovviamente, ignora anche gli altri continenti.

5.Afferma che OOXML è un "formato aperto e basato su standard", ma omette di rilevare che l'implementazione è legata a numerose tecnologie proprietarie Microsoft (questo viene addirittura considerato un fattore positivo, mentre è uno tra i principali fattori "bloccanti" dello standard). OOXML, nella realtà, è un formato solo parzialmente aperto e solo parzialmente basato su standard.

6.Afferma che la presenza degli "schemi proprietari" rende il formato OOXML "più orientato all'ecosistema e alle applicazioni". Un altro modo per dire che siccome Microsoft è un monopolio dominante e ha i suoi schemi proprietari, tutti dovrebbero optare per le sue scelte per poter ottenere l'interoperabilità. Un altro giudizio che ignora l'obiettivo dello standard, a favore di una difesa senza motivazioni della posizione di monopolio di Microsoft.

7.Afferma che OOXML è in grado di ricreare in modo più fedele "l'aspetto e i metadati". Un'altra opinione parziale, perché la cosa - nella realtà - può essere fatta solo col contributo dell'applicazione. Quindi, è Office a ricreare aspetto e metadati (a meno che Microsoft lo impedisca, come nel caso di Office 2003 SP3 o degli script VB con Office 2008 per Macintosh).

8.Sostiene che ODF è troppo "semplice" rispetto a OOXML. A parte che non ci vuole molto per essere più semplice di un formato che ha bisogno di 6.000 pagine per essere descritto (in modo sommario), la semplicità - casomai - è un valore positivo per uno standard. E infatti, ci sono standard come Simple Mail Transfer Protocol (SMTP) e Simple Network Management Protocol (SNMP) che sottolineano il fattore all'interno del nome.

9.Ignora che Office ha più problemi di sicurezza di OpenOffice.org (1). Questa è forse l'omissione più grave in assoluto per un report indirizzato alle aziende, visto che i problemi di sicurezza incidono sia sui costi sia sull'organizzazione.

10.Afferma che OOXML è meno costoso di ODF, ma lo fa confrontando i prezzi delle promozioni di Office con quelli di listino delle suite che adottano ODF, tra le quali, però, non inserisce OpenOffice.org e KOffice, che sono software liberi e gratuiti. Inoltre, nel caso di ODF aggiunge il costo della formazione e del supporto (trascurando che il passaggio da Office 2003 a Office 2007 è più complesso di quello da Office 2003 a OpenOffice.org, e la sicurezza di Office è inferiore a quella di OpenOffice.org, per cui i costi andrebbero aggiunti alla licenza di Office e non viceversa). A meno che tutto questo non nasconda un giudizio negativo sulle capacità intellettuali di chi sceglie ODF...

Concludiamo con una domanda: non è singolare che la ricerca - che, stando alle parole di uno dei suoi redattori, non era prevista nel piano editoriale di Burton Group (http://tinyurl.com/2bqjru) - esca a solo un mese di distanza dalla votazione sul formato OOXML, e rifletta in modo pedissequo le posizioni di Microsoft sul problema?

(1) Fonte: Secunia (http://www.secunia.com). E' significativo il confronto tra la pagina relativa a OpenOffice.org 2.x (http://tinyurl.com/yqsrej) e quella relativa a Office 2003 (http://tinyurl.com/2b6hsj).

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